AIDA con Ernesto Tomasini

Ernesto Tomasini will make his debut in his hometown Palermo, with an extravagant and provocative Aida directed by Roberta Torre.

Ernesto Tomasini artista di culto all’estero debutta nella sua città di origine Palermo, con un’Aida stravagante e provocatoria con la regia di Roberta Torre. Un’Aida storicamente favolistica, un viaggio immaginario nell’antico Egitto, una provocazione, un’invenzione scenica da grande spettacolo che accartoccia tutto e lo ricrea altrove. Un Teatro dove il Piccolo diventa Grandissimo. Egitto e Sicilia si mescolano in una struggente storia d’amore e morte recitata cantata e ballata. Entrano magicamente in scena tutti gli elementi: Aida , Radames, Amneris, i cantanti, il coro, e poi gli elefanti gonfiabili e gli eserciti egiziani come pupi di zucchero. Radames come Orlando e Aida come Angelica. E poi le piramidi, i faraoni, i palmizi e i geroglifici. E si conclude con la Marcia Trionfale.

repubblica.it

foto: Paolo Galletta

AIDA

Regia di Roberta Torre

Drammaturgia di Roberta Torre Igor Esposito
Da un soggetto di Roberta Torre Stefano Michelini
Testo di Igor Esposito
Musica di Massimiliano Pace
Scene Roberto Crea
Costumi Dora Argento
Armature Roberto D’Alia

Con
Ernesto Tomasini AIDA
Rocco Castrocielo RADAMES
Salvatore D’Onofrio NARRATORE
Massimo Vinti AMNERIS
E con
Silvia Ajelli
Aurora Falcone
Giuditta Jesu CORO

PRODOTTO DA Teatro Biondo Stabile di Palermo
DEBUTTO 19 febbraio 2014

Tomasini make up

Tomasini Torre costumi

tomasini torre

foto: Francesco Paolo Catalano

Riproponiamo per l’occasione la nostra  intervista a Ernesto Tomasini  nel dicembre 2012 :

Ernesto Tomasini for ThePinkSnout

Ernesto adolescente, com’eri, come ti vestivi, cosa ascoltavi e cosa pensavi?

Da adolescente ho avuto la fortuna di trascorrere diverso tempo negli Stati Uniti. Avevo 15 anni e questo evento mi cambiò la vita sotto ogni aspetto. Per esempio ebbi l’opportunità di cominciare nel mondo dello spettacolo: Debuttai in uno show di varietà a Los Angeles e non ho più guardato indietro.
Indossavo dei gessati imbottiti nei punti giusti, per dare un’idea di androginia sotto l’abbigliamento maschile. Mi allisciavo i capelli all’indietro con la brillantina e affinavo le sopracciglia, quando era ancora inaudito per gli uomini.
Ascoltavo esclusivamente musica “pre-rock”, la cui influenza si sentiva nei miei spettacoli.
Quando tornai in Italia portai con me le idee politiche che, all’epoca, circolavano nell’underground di San Francisco e New York. Lessi “Lo schermo velato” che trattava dell’omofobia nella cultura popolare, quando ancora la parola non era entrata nel lessico comune. A questo punto ero già un artista formato, determinato a “rompere i sistemi dall’interno” (come dicevo sempre) e a tutt’oggi questo è il mio modus operandi! Ritengo che ci sia bisogno di performer alienati che vogliano alienare il loro pubblico ma io sono troppo un uomo di spettacolo per volerlo fare. Preferisco divertire gli spettatori per poi colpirli in faccia con delle verità a loro scomode. Tutti i miei show da solo, fino ad adesso, hanno mirato a questo!

Quando hai cominciato a usare il trucco e ad esprimere l’artista che sei?

A Los Angeles e, successivamente, nei miei spettacoli di cabaret in Italia. Ma il trucco ha giocato un grosso ruolo persino nella mia infanzia, anche se ero solo uno spettatore: Dopo la scuola andavo spesso nel salone della mia madrina e trascorrevo ore li a guardare tutte quelle signorone eleganti che si preparavano per uscire la sera. Nei primi anni ’70 la moda era estremamente eclatante e io ero circondato da ciglia finte, ombretti colorati, tupè cotonati e così via.
Il trucco è estremamente importante per me. Non è una questione di migliorare il mio aspetto (nella maggior parte dei casi faccio l’opposto); si tratta piuttosto di un mezzo per rivelare quei lati della mia vita interiore che mi servono per un determinato spettacolo. C’è una qualità sciamanistica nell’uso che ne faccio ed è una cosa che sento con particolare veemenza. Applicarlo rappresenta il viaggio nell’altro mondo e, quando ho finito, sono trasformato, persino posseduto. Lo sciamano è pronto per il rituale. Con questo non voglio dire che mentre mi preparo, in camerino, vado in trance… tutt’altro, e anzi sono loquace e in vena di pettegolezzi come sempre. E’ solo una sensazione interiore.

Quando hai scoperto di avere una voce straordinaria e come hai cominciato a lavorare nella musica?

Quando la mia voce cambiò (avevo 13 anni) scoprii che potevo ancora cantare nel registro di soprano, attraverso l’impiego del falsetto. Percepivo questa cosa come “proibita”… una sorta di espressione della mia sessualità che era già sviluppata e rapace. Quindi tenni segreto il mio “talento particolare”. Ogni qual volta rimanevo solo in casa mettevo su dei vecchi dischi di Julie Andrews e cantavo nella stessa ottava, trillando con estrema facilità ogni Mi naturale, proprio come faceva lei dal vinile. Finché, un giorno, la nostra vicina, la signora Bondì, si complimentò con mia madre per la sua splendida voce di soprano leggero! Fui costretto a dover rivelare il mio segreto. I miei genitori erano stupefatti. Come c’era finito questo alieno in casa loro? Sapevo di possedere un talento da poter sfruttare ma ero ancora troppo giovane per poterci far qualcosa. Quando un paio di anni dopo uscì il film “Victor/Victoria” (in cui la Andrews interpreta un giovane uomo che diventa una stella del varietà cantando da soprano) nessuno poté più fermarmi. Successivamente ottenni una certa popolarità nel circuito del cabaret e lavorai anche come attore di prosa impegnata. Il canto era solo una delle tante componenti dei miei spettacoli comici e non aveva la parte preponderante che ha adesso. Quando mi trasferii nel Regno Unito, nei primi anni ’90, il canto assunse un ruolo più centrale ma sempre legato a ruoli teatrali. Ho fatto il mio debutto come cantante vero e proprio solo 6 anni fa e per puro caso!

Quanto sono importanti le persone e le influenze artistiche per te?

Ovviamente tanto. Ci sono persone che, durante i miei inizi, sono state delle influenze fondamentali. Potrei darti una lista di nomi infinita, cominciando da tutti quegli artisti con i quali ho lavorato durante i miei primi anni nel cabaret (quella è stata una scuola impareggiabile!) fino a quelli con cui lavoro adesso (non si smette mai di imparare). Invece condividerò con te le basi che mi sono state date da tre grandi che forse conoscerai: Lo strepitoso interprete cinematografico e teatrale Duilio Del Prete (fu il primo vero attore con il quale lavorai da giovane), mi insegnò ad essere organizzato, metodico e fare ricerche, ricerche, ricerche per la costruzione di un personaggio. Una lezione della quale avevo molto bisogno da giovane cabarettista “istintivo” quale ero. Il trasformista Arturo Brachetti mi insegnò a pulire i miei movimenti in scena, a renderli precisi. Io adattai i suoi preziosi consigli al mio stile personale. Il leggendario mimo Lindsay Kemp mi mostrò la parsimonia: Come con un solo sguardo puoi dire più che con un lungo monologo. Sembra ironico che Kemp sia conosciuto per i suoi eccessi. Ovviamente mi hanno insegnato molto (MOLTO) di più ma questi sono tre esempi che possono darti un’idea vaga del mio background.

L’arte, chi ami e chi non ti piace affatto?

E’ difficile trovare qualcosa o qualcuno che non mi piaccia… soprattutto nel campo della musica o del teatro. Ho un profondo rispetto per gli artisti (i veri artisti!) per poterne squalificare anche solo uno. Persino un progetto non riuscito per me possiede dei punti di interesse. Quello che mi lascia dubbioso sono certe correnti di arte concettuale. Adoro il talento e mi piace vederlo esibito. Diciamo che non sono molto attratto (facendo un esempio di fronte al quale mi sono trovato troppo spesso) dalle tipe scoordinate che saltellano in giro per le gallerie d’arte volendo rappresentare la caduta del capitalismo (o che so io). Se le sostituiamo con delle straordinarie ballerine allora la caduta del capitalismo (o qualunque altra cazzata) improvvisamente diventa affascinante ai miei occhi!
Trovo il messaggio nell’arte ridondante, se non addirittura arrogante. L’arte dovrebbe essere tutta “forma” . Quando quella è realizzata, la “sostanza” seguirà inevitabilmente e la dicotomia hjemsleviana lascerà la sua sfera per applicarsi al resto con soavità e un senso di meraviglia. L’arte con la A maiuscola è quella che trascende sé stessa. Un passaggio in un’opera di Verdi potrà avere a che fare con soldati che combattono, o fanciulle che si disperano, ma la musica prende talmente il sopravvento su quei fatterelli da rendere l’intera operazione immortale. Sfrutta una convenzione per librarsi verso l’ignoto ed esige che tu ti ci perda dentro, capendo tutto e niente, in uno stato di estasi totale.

Sei un cantante, performer, attore, regista, autore, artista eclettico e sperimentale hai lavorato con tantissimi artisti straordinari compresi Marc Almond e Antony Hegarty con chi ti piacerebbe lavorare adesso? e cosa ti piacerebbe fare che ancora non hai fatto?

Vorrei stare a casa con i miei! I troppi impegni rendono questo davvero difficile ma sto facendo del mio meglio, andando da loro, anche se solo per pochi giorni, ogni qual volta è possibile. Per adesso questo è l’unico “progetto” che mi interessa veramente. Per rispondere più specificatamente alla tua domanda dirò che vorrei incrementare il mio lavoro di regista e in futuro vorrei concentrarmi su quello. Stare seduto tutto il giorno, urlare parolacce a tutti, tirare oggetti pesanti a chi sbaglia! Fantastico!

I tuoi prossimi 12 mesi, concerti, performance? progetti in fase di preparazione?

A gennaio sarò in India, al Kerala International Theatre Festival, in una nuova pièce (del poliedrico artista italiano Andrea Cusumano), in cui interpreto un maturo Giacomo Casanova. A febbraio sarò a Londra per lavorare al progetto “Pineal” del compositore greco Othon (sarà un disco ma – speriamo – anche un gruppo). A marzo esce un nuovo album della band Almagest! [della quale Ernesto è cantante e co-autore dei brani, n.d.r.] e faremo un tour per il lancio. Due date, al Kurt Weill Festival in Germania, sono già confermate (9 e 10 marzo). Dopo di ciò – non so ancora quando con precisione – uscirà un altro album che ho registrato a Berlino qualche mese fa, con il musicista sperimentale Mirco Magnani (T.C.O.), ispirato ad un previsto adattamento teatrale della “Madame Edwarda” di George Bataille. Di questo – se sarà prodotto – curerò la regia e interpreterò il protagonista. In primavera sarò coinvolto nella promozione di un nuovo documentario della Tico Films, intitolato “Heavenly Voices”, in cui sono intervistato, accanto ai più grandi controtenori e falsettisti contemporanei. Per la fine di giugno ci sono dei concerti con Othon in programma a Roma [Ernesto fa parte di un duo di piano e voce chiamato Othon & Tomasini, n.d.r.]. E poi tante altre cose che adesso non posso rivelare perché non ho ancora firmato.

Sai che ti amiamo per quello che fai e per come sei, ma tu cosa pensi di the pink snout? ti piace il nostro progetto? come lo definiresti?

Grazie tesoro! Ne vado eccessivamente matto perché mi fa rivisitare cose che adoro e che non vedevo da tempo ma anche perché mi fa scoprire delizie che non conoscevo e, inutile dirlo, è una gioia scoprirle. A quel grugno non sfugge nulla!

intervista english/italiano 2012 : http://thepinksnout.wordpress.com/2012/12/14/ernesto-tomasini-for-thepinksnout/

garagiu Author